top of page

Le fortezze Bastiani della Val d'Adige

Viaggio tra i forti italiani e austriaci nell'alto veronese,

costruiti in previsione di una grande battaglia che non si sarebbe mai combattuta.

Disseminati tra i vigneti del fondovalle, arroccati sui pendii della Lessinia o troneggianti sulle creste del massiccio del Baldo, imponenti scheletri di pietra e calcestruzzo segnano gli antichi confini del perduto Impero asburgico e del Regno d'Italia.


La spinta propulsiva a erigere un sistema di fortezze nella parte veronese della Val d'Adige avvenne durante il Risorgimento quando, con la prima guerra d'indipendenza, le truppe del Regno di Sardegna arrivarono a minacciare la città di Verona, allora territorio del Regno Lombardo-Veneto (subordinato all'Impero austriaco).
L'area attorno l'abitato di Rivoli Veronese, cinquant'anni prima teatro della celebre battaglia napoleonica, venne fortemente militarizzata per impedire un aggiramento nemico dei baluardi di Peschiera del Garda e, in caso di evacuazione di Verona, proteggere la ritirata verso nord.
Tutto cambiò nel 1866, quando il trattato di Vienna sancì la fine della terza guerra d'indipendenza portando l'annessione del Veneto al Regno d’Italia: l'esercito italiano non si limitò a prendere possesso dei quattro forti del "gruppo di Rivoli" ma proseguì l'opera fortificatoria con l'intento di proteggere la nuova frontiera (l'attuale confine tra Trentino e Veneto).
Sia i forti austriaci che quelli italiani furono eretti nel nome della potenza militare, fiori all'occhiello dell'ingegneria dell'epoca e simboli di invincibilità. Ma il destino non diede loro né gloria, né fama, relegandoli a un'esistenza analoga a quella dell'immaginaria Fortezza Bastiani, protagonista del romanzo "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati: gli uomini delle guarnigioni, fissi ai posti di guardia e alle artiglierie, attesero per anni un attacco nemico che non sarebbe mai giunto. E quando nel 1915 la guerra scoppiò sul serio, il fronte si aprì in Trentino: troppo lontano per prendervi parte.


Oggi la maggior parte delle strutture è in stato di abbandono, alcune utilizzate a scopo civile, altre in parte demolite.
L'idea per Le fortezze Bastiani della Val d'Adige ha preso forma nell'estate 2019 quando, innanzi a Forte Mollinary, intuii delle analogie con il libro di Buzzati. Non era la prima volta che affrontavo l'argomento "fortificazioni" con la macchina fotografica in mano: avevo già esplorato gli sbarramenti della Prima guerra mondiale sugli altipiani cimbri del Trentino e dei Sette Comuni (fotografie pubblicate nel libro I Guardiani del Silenzio del 2015), oltre a quello di Verdun in Francia (National Geographic Italia, 2016). Ma le strutture dell'alto veronese avevano una storia e un'architettura molto diversa, che volevo raccontare attraverso l'obiettivo fotografico.
Riprendendo le alte mura assediate dalla vegetazione, le buie gallerie sommerse dai detriti ma anche i tramonti che inondano di luce gli spalti, mi sono accorto di come lo scorrere del tempo ha conferito a questi luoghi il fascino che la storia gli ha negato.

 

 

                     

bottom of page