Andrea Contrini Fotografia
Nel vento di Normandia
Viaggio in infrarosso sui luoghi del D-Day,
lo sbarco alleato sulle spiagge della Normandia durante la Seconda guerra mondiale.
dove i Rangers statunitensi scalarono le falesie per neutralizzare le artiglierie tedesche. L'obiettivo venne conquistato dopo due giorni di furiosi combattimenti. Oggi un'iscrizione ammonisce: «Qui giacciono i combattenti, uniti per sempre dal caos della battaglia».
ricorda il coraggio delle ondate statunitensi che sbarcarono contro l'acciaio e il cemento armato dell'Atlantikwall (Vallo Atlantico). Inchiodati per ore sulla battigia dal fuoco nemico, i soldati vennero esortati dal colonnello George A. Taylor: «Qui ci sono due tipi di individui, i morti e quelli che moriranno. Allora andiamocene via da qui!». La presa di cinque chilometri di spiaggia costò la morte di 3.000 uomini e di altrettanti feriti e dispersi tra le onde del mare.
Passerà alla storia Heinrich Severloh, il mitragliere tedesco soprannominato “bestia di Omaha” che in quel mattino sparò 12.000 proiettili.
Imbarcazioni utilizzate per lo sbarco delle truppe a Vierville-sur-Mer.
Settore di sbarco statunitense nominato Utah Beach.
L'unica nella regione ad aver conservato i suoi pezzi d'artiglieria da 150 mm. Situata tra le spiagge Omaha e Gold, alle prime luci del mattino la posizione aprì il fuoco contro le navi alleate apparse improvvisamente al largo.
Settore di sbarco britannico nominato Sword Beach.
affondò nelle prime fasi dello sbarco mentre veniva trasportato verso Omaha Beach. Ora si trova al Musée des Epaves Sous-Marines du Débarquement a Port-en-Bessin assieme agli altri resti recuperati da Jacques Lomonchois, su commissione del governo, per eliminare i relitti pericolosi alla navigazione.
emula il paesaggio rurale normanno.
Raffigura lo sbarco delle truppe francesi e dei Commandos britannici a Sword Beach. Su questa spiaggia il cornamusiere Bill Millin incoraggiò i compagni sulle note di “Blue bonnets over the border”, avanzando nel fuoco nemico ed entrando nella leggenda.
Principale obiettivo delle truppe aviotrasportate britanniche. A sinistra il Café Gondrée, primo edificio di Francia liberato dall'occupazione nazista.
ricorda le truppe della 82a e 101a Airborne che furono lanciate per errore sul paese. Tra loro divenne celebre John Steele, che rimanendo impigliato con il paracadute sul campanile e fingendosi morto, riuscì a salvarsi dal fuoco tedesco che faceva strage degli uomini apparsi nel cielo.
Gli aerei schiantati, i paracadute, i nomi dei soldati, la svastica in frantumi: sono raffigurate le vicende dei paracadutisti del 508 PIR, 82a Airborne che qui atterrarono nel cuore della notte.
di un rifugio tedesco sommerso dalla sabbia a Juno Beach, settore di sbarco delle truppe canadesi. La Croce di Lorena ricorda il punto dove approdò il generale Charles de Gaulle il 14 giugno 1944, dopo quattro anni di esilio in Gran Bretagna.
dove riposano 9.387 soldati caduti durante lo sbarco e nella battaglia di Normandia.
A pochi chilometri da Colleville-sur-Mer, custodisce i corpi di 21.202 soldati.
Fu realizzato subito dopo lo sbarco e vi approdarono uomini ed armi che, mesi più tardi, faranno crollare il Reich di Hitler.
settore di sbarco dei 21.000 soldati canadesi.
obiettivo chiave dei paracadutisti statunitensi lanciati erroneamente sulle paludi realizzate dai tedeschi per ostacolare il nemico.
Sono trascorsi pochi minuti dalla mezzanotte del 6 giugno 1944 quando un fruscio nell'aria anticipa l'atterraggio degli alianti britannici a Bénouville in Normandia: l'Operazione Overlord ha inizio e culminerà nella più imponente operazione di sbarco anfibio della storia. Chiamato dal generale Erwin Rommel "il giorno più lungo", il D-Day porterà gli Alleati ad aprire una breccia nella "Fortezza Europa" di Hitler e ad aprire così il cosiddetto "secondo fronte".
Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword sono i nomi in codice assegnati alle spiagge normanne dove, alle prime luci dell'alba, l'ondata umana avanza tra il fuoco e il sangue mentre la marea inabissa i corpi dei morti. L'impeto si abbatte contro le fortezze naziste e a fine giornata viene creata una testa di ponte nel continente occupato. L'avanzata culminerà nell'aprile 1945 in Germania con l'annientamento del Terzo Reich, stretto nella morsa delle armate occidentali e sovietiche.
Nomi come Pointe du Hoc, Sainte-Mère-Eglise e Pegasus Bridge sono oggi entrati nella leggenda: luoghi visitati ogni anno da migliaia di turisti, veri "monumenti agli eroi" dove, in oltre settant'anni, le democrazie occidentali si sono glorificate del culto della libertà contro la barbarie nazista.
Ho percorso quegli ottanta chilometri di fascia costiera guardando ai memoriali e oltre, verso il mare e il cielo che quel martedì di settantaquattro anni fa si riempì di uomini e acciaio. Ho sviluppato una ricerca fotografica in infrarosso, digitale a colori, cercando quell'atmosfera sospesa e cheta, la cui solennità congela paesaggi solitari ma carichi di significati, di vita e di morte. Ho percorso quegli ottanta chilometri per ricordare i giovani che, mettendo piede su quelle spiagge, contribuirono a dissolvere l'oscurità che aveva pervaso il mondo.